Ho tanti ricordi di natale di quando ero bambina. Ho vissuto questa festa in simbiosi con mio fratello di due anni più grande di me e quando avevo sei anni è arrivata in casa mia sorella e poi l’ultimo della famiglia, mio fratello Marco, il nostro era un natale a sei. Da piccoli, tutti e quattro abbiamo vissuto il momento di scartare i regali sotto l’albero come se fosse un premio, l’urlare ad alta voce un “guarda come sono stato bravo.” Perché in famiglia per quanto molto amati, siamo stati educati che potevamo fare sempre meglio, sì eravamo bravi ma potevamo dare di più.
A natale tutto questo perdeva senso. C’erano solo le aspettative, i giochi da ricevere anche se c’erano pochi soldi ed eravamo in quattro. C’era l’attesa, la curiosità di scoprire cosa c’era sotto l’albero per te e per gli altri, c’era la voglia di svegliarsi per primi e andare a svegliare chi ancora dormiva per scartare tutti insieme.
Erano natali semplici ma anche ricchi in cui il salotto di casa si riempiva di pacchi enormi, medi, piccoli e piccolissimi. Tutto era apprezzato, ogni pacco era un sorriso.
Natale era aspettare, condividere, giocare.
Tra i tanti ricordi che ho, però, ce ne sono tre che non voglio dimenticare. Li condivido qui per ricordare momenti di un natale che oggi non c’è più.
I miei tre ricordi di natale bambina
1 Il pacco di natale di professor Dettori
Mio padre lavora per professori e ricercatori universitari e con alcuni ha un rapporto di amicizia e stima. Da piccoli, ma anche ora che ho 34 anni, c’è una tradizione natalizia che puntualmente arria entro il 24 dicembre. È il pacco che il professore con cui lavora mio padre, uno dei suoi capi, regala da appena siamo nati. Quando eravamo piccoli era uno dei regali di natale più attesi. Era ricco di doni belli, inaspettati. Scartavo il mio pacco tra i primi, lo cercavo con ansia e quando sono diventata più grande era quello a cui pensavo con più curiosità. Era bello cercare il mio nome, era bello sapere che quel regalo era stato scelto senza conoscermi per davvero. Mi chiedevo ogni anno come era possibile ricevere sempre qualcosa di attuale e alla moda, che io non avrei mai ricevuto dai miei.
Lui non ci conosceva, non lo frequentavamo e non veniva a casa a portarci i regalo ma ci faceva sempre dei pensieri adatti per la nostra età e tappa dopo tappa ha rappresentato i momenti più belli della mia infanzia.
Da lui ho ricevuto la mia prima trousse Naj Oleari, il primo profumo, calzettoni firmati e il portafoglio di Beverly Hills 90210, che adoravo.
Ricevere il pacco del professor Dettori era festa. E il viso felice di mio padre, anche quello non lo posso dimenticare. La sua espressione era un modo per sentirsi stimato in tutta la sua umiltà, in quel suo restare nell’ombra che l’ha reso sempre un uomo speciale.
Oggi il pacco del prof arriva ancora. Noi siamo grandi e fino a qualche anno fa c’erano i regali con i nostri quattro nomi. È cambiato nel tempo e ora arrivano cioccolatini e dolciumi vari. La chicca dell’interno è un regalo per la casa per mia mamma, a cui brillano sempre gli occhi ogni ricorrenza.
Anche se vivo fuori, di questa tradizione resta ancora la mia fetta e i miei conservano tante cose buone da mangiare quando torno.
2 I dinosauri degli zii speciali
Un altro ricordo speciale di quando ero bambina erano i regali sotto l’albero di zio Carlo e zia Giuseppina, due zii che in verità non lo erano di sangue ma di cuore. Il più bello di me piccola era un dinosauro a pupazzo che ricorderò per sempre. Azzurro per mio fratello e giallo per me. Identici, morbidissimi. Li abbiamo usati tanto fin quando non si sono rovinati. Oggi capisco perché ho amato quei due dinosauri. Quei due zii speciali non avevamo figli ma ci adoravamo come se noi lo fossimo. Non sapevamo molto di bambini e men che meno di regali adatti per il natale. Per noi si erano impegnati, a noi ci avevamo sempre pensato in maniera diversa.
Ora questi due zii non ci sono più, sono morti a pochi mesi di distanza, lui per una malattia e lei perché non voleva più vivere senza il marito.
A loro, così anticonvenzionali e bizzarri, avrei voluto far conoscere Francesco. Il loro regalo di natale sarebbe stato prezioso.
3 Babbo natale non esiste
Il mio terzo ricordo da bambina riguarda il momento in cui ho scoperto che Babbo natale non esiste. Avevo nove anni, la colpa di tutto è stata di mio fratello e mio cugino ed è stata la prima delusione della mia vita. La racconterò in un altro post, perché merita un racconto completo del fattaccio.
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