Francesco a ottobre 2017
Mamma travel, Parole di mamma

Viaggiare da sola? Non parto senza mio figlio e ti spiego perché!

Vivo in Sicilia ma il mio cuore è in Sardegna. In questa terra selvaggia ci sono le mie radici, ho lasciato famiglia, contatti e amici, passeggiate infinite lungo un corso in granito, stemmi identitari a forma di gallo e un dialetto mai parlato ma sempre vissuto.
La Sicilia è comunque vicina alla Sardegna e potrei tornare spesso, anche se dovrei lavorare il doppio delle ore per pagarmi viaggi dalle cifre impensabili.


Tornerei per viaggiare da sola. Dimenticherei i soldi dei biglietti. Farei un sacrificio e non comprerei più agende, libri, scarpe, borse, regali per Francesco. Tornerei solo per vedere i sorrisi e gli occhi felici, per prendermi tutto quel vento di Sardegna che qui mi manca. Tornerei per essere più me stessa. E per far vivere Francesco nel mio ambiente, che vorrei fosse anche un po’ il suo.

Dato che non si può fare sempre, che lavoro e impegni non lo permettono, ora che Francesco è grande potrei viaggiare da sola. Mi immagino in aeroporto alla ricerca di un posto solitario in cui leggere, sull’aereo pensando al momento dell’arrivo, pronta a riabbracciare i miei genitori. Mi immagino con quel groppone in gola, gli occhi liquidi per l’emozione e la voglia di godermi tutto il bello che c’è dentro la mia casa, anche per pochi giorni.

Non l’ho mai fatto, non sono mai partita da sola e non so se lo farò.

Non credo di essere pronta a viaggiare per me e lasciare Francesco con suo padre, anche se lui se la caverebbe benissimo. Sarebbe un ottimo sostituto di me e si divertirebbero tanto. Ma poi so che gli mancherei un sacco.
Perché Francesco appena si sveglia chiama mamma e, anche se non ci sono più le sbarre nella culla e potrebbe scendere da solo dal letto, aspetta che vada a dargli il buongiorno.
Io arrivo e lo coccolo. Lui mi abbraccia forte e ci riempiamo di baci.
Poi corriamo sul lettone e ci abbracciamo per un altro po’ e poi dritti in bagno a fare la pipì.
Mi chiede brioche e latte e fa colazione mentre ci guarda, sia me sia Giuseppe.
Ogni tanto ride, delle volte parla e segue le storie dei cartoni in tv.
Si stiracchia un po’ e alla fine si sveglia definitivamente.

Ci prepariamo per la ludoteca e se è malato o non si sente bene resta a casa on me. Se c’è anche il papà giocano insieme perché io devo lavorare altrimenti io lavoro con lui che parla, ride, gioca.
Il papà è una figura indispensabile per Francesco, una delle sue gioie più grandi. Con lui gioca, scherza, impara tante cose nuove. Prima le lettere, poi i numeri, poi i colori. I disegni fantastici che io non sono capace di fare, la forza fisica che non potrò mai avere, da sfruttare per giochi all’ultimo respiro.

Insieme abbiamo costruito la nostra unione. Siamo tre persone diverse che da due anni siamo famiglia proprio per questo, che non possiamo separarci anche se qualche volta vorremmo essere altrove. Io in particolare, che vorrei essere sempre in Sardegna a condividere tutto quello che mi manca, a continuare a conoscere chi non è qui con me.

Eppure non posso partire, non posso lasciare solo Francesco e non perché sono una mamma chioccia o troppo protettiva. Lui vive in simbiosi con me, siamo due corpi in un unico cuore. Ora, in questo momento della sua vita, non posso partire per andare a conoscere la mia nipotina bellissima, perché so che Francesco starebbe male e sentirebbe la mia mancanza.

Allora aspetto paziente, a quando lui sarà pronto a un distacco di pochi giorni sereno. Per ora mi godo questa sua dipendenza da me, che per quanto limiti i miei ipotetici viaggi in Sardegna, mi fa sentire una mamma molto felice.

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