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Mamme famose

5 domande a Silvia Gianatti

A tu per tu con Silvia Gianatti, giornalista, sceneggiatrice e autrice del libro Guarda che è normale. Siamo tutte supermamme.

Leggere libri in gravidanza è un piacere che tutte le mamme dovrebbero sperimentare. Aiuta a conoscere, confrontare le proprie paure, scoprire un nuovo mondo, sorridere e svagarsi.

Ho conosciuto Silvia Gianatti grazie a Guarda che è normale. Siamo tutte supermamme.
Il suo libro mi ha aperto un mondo, le sue parole mi hanno permesso di conoscere una donna speciale e una mamma invidiabile. Da qui è nata la voglia di farle una mini intervista per farla conoscere a tutte voi e parlare insieme di gravidanza e maternità. Iniziamo con le domande.

  • Silvia, che cosa significa per te essere mamma?

Essere al centro del mondo di due nanerottoli adorabili che si affidano a me in tutto e per tutto. Essere guardata con occhi a cuore. Essere il loro angolo sicuro. Essere la persona che si prende cura di loro, che li aiuta a crescere, che deve permettere loro di diventare due personcine adulte, indipendenti e libere. Essere quella chiamata in stereo ininterrottamente, che va via di testa al centoncinquantesimo “mamma” che diciamocelo pure, la metà delle volte, è detto a caso. Quella che sicuramente sta facendo sbagli, forse danni, ma giuro, che ce la mette tutta per non farli. Essere quella stanca, stanchissima. Ma che, come nei temi delle elementari, alla fine “è soddisfatta della bella giornata”.

  • Come è cambiata la tua vita con la maternità e la nascita dei figli?

Sono diventata meno egocentrica. Lo sono sempre stata, ho sempre pensato a me, tra mille paranoie e riflessioni a volte anche inutili. Con lei prima e con tutti e due dopo, ho messo loro al centro. Ci sono sempre anche io, ma perdo molto meno tempo in voli pindarici succhia energia. Sono più stanca (molto) ma, non si capisce come, riesco a fare il doppio delle cose e soprattutto a realizzare i desideri. Sì, perdo meno tempo e ottengo di più. Quasi una magia.

  • Com’è nata l’esigenza di pubblicare due libri dedicati alla maternità e non, ad esempio, aprire un blog?

In realtà ho aperto anche un blog (guardache.style.it). In effetti però avevo già scritto il primo libro, pubblicato successivamente. Sono grafomane, lo sono da sempre. Avevo tante cose da dire e le avevo ben ordinate in testa. Credo capiti a tutte le neomamme, ci viene questa voglia di parlare di quello che ci sta succedendo e parlarne ancora e ancora e ancora. Magari non a tutte, ma a tante sì, guarda un po’ quanti blog di mamme nascono. Io, boh, scrivo per lavoro, sono un piano editoriale vivente, probabilmente avevo così tante cose da dire sull’argomento che l’idea di metterle su un blog non mi bastava. Oppure sono semplicemente di una generazione che accetta l’idea del web e se la gode, ma vivrebbe ancora tanto bene solo con la carta. Avevo bisogno della carta. Adoro la carta. E avendo sempre sognato di scrivere un libro tutto mio, per la prima volta l’ho fatto davvero.

  • La conciliazione per una mamma: lavorare è possibile e in che modo?

Con tanto aiuto attorno. Il primo anno, o almeno i primi nove mesi, se fosse possibile, direi di lasciar perdere. Di prendersi una pausa, di godersi la neomaternità. Da freelance non sempre è possibile, quindi tornare al lavoro si può, ma è più facile (o forse unicamente possibile) se c’è qualcuno che ti aiuta. Quando crescono un pochino, l’asilo è il salvagente (soprattutto se non si ha la fortuna, come me, di avere due nonne disposte ad aiutarmi, perché quando si ammalano sempre lì si torna, all’aiuto. Chi deve pagare una tata a tempo pieno qualche domanda in più di certo se la fa). Lavorare è possibile, tra sensi di colpa, fatica, e corse continue. Diciamo che se si fa qualcosa che piace, pesa tutto di meno e tutto prende più senso. Se no è solo necessità. Ce la si fa comunque. Ma…

  • Che consiglio ti senti di dare a una donna in gravidanza o che ha appena scoperto di essere in dolce attesa?

Di viversela, godersela. Senza troppe ansie. Di pensare e credere che andrà tutto bene. Prima, dopo, durante. Perché tanto non si può prevedere il futuro e si capisce davvero che cosa vuol dire diventare mamma solo quando si prende in braccio il proprio bebé per la prima volta. Quindi tanto vale aspettare quel momento. Fino ad allora, godersi lo status di panzuta. Tra le coccole e attenzioni degli altri, tanto come andrà il lavoro, come andrà la vita, come andrà la coppia, lo scopriremo poi. Ah, e poi direi di provare a non chiedere di che sesso sarà. Perché io che l’ho fatto due volte e penso che sia stupendo scoprirlo in sala parto. Anche se si muore di curiosità per nove, lunghissimi, mesi. Ma che bellezza!

Un grazie speciale a Silvia Gianatti per aver risposto alle mie domande. Non vedo l’ora di leggere il suo secondo libro, Guarda che sono due! La supermamma fa il bis!

Se volete leggere la recensione del libro Guarda che è normale correte sul sito Leggeremania. Se invece volete conoscere meglio Silvia potete farlo sul suo blog o sui social, non ve ne pentirete!

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